2008 – Our Bright Future Tour – December 01, Florence / Firenze, Teatro Verdi

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Fast Car
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Baby Can I Hold You
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Talkin’Bout A Revolution
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Stand By Me
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Get Up Stand Up
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INFOS

Venue: Teatro Verdi
Tickets: Ticketone.it – 46-74,75€
Opening Act: Joseph Arthur

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  1. Ieri sera Tracy Chapman aveva l’influenza e nonostante questo ha cantato e suonato ed emozionato il pubblico per un’ora e mezzo sul palco del Teatro Verdi di Firenze. Per una volta, grazie a un regalo magnifico della mia ragazza, sedevo in terza fila. E infatti stava ancora suonando Joseph Arthur (davanti a una quota consistente di arrivati-all’ultimo-minuto-o-persino-in-ritardo che cercavano – chini, goffi, disordinati, frettolosi, eleganti- i loro posti in platea- ritardatari che il cantante ha ironicamente apostrofato- in inglese, a bassa voce, borbottando, tirandosela un po’- con un “Spero che stiate trovando i vostri posti, il mio è quello là”) – stava ancora suonando joseph artur, i capelli lunghi, il cappello in testa da alternativo, i pantaloni attillati con la catena alla tasca – Joseph Arthur – di cui all’inizio ho pensato sì, un cantautore bravino, ma di così se ne vedono poi molti, niente di eccezionale, e poi però è andato crescendo negli ultimi pezzi e ha tirato pezzi orecchiabili, forse persino belli, da risentire- Joseph stava ancora suonando, mentre io approffittavo della mia posizione leggermente defilata per sbirciare dietro alle quinte- fissavo i tecnici del suono e gli omini e le ombre che si muovevano nel backstage, speravo ovviamente di intravederla (fa piacere in queste occasioni pubbliche rubare momenti personali ed in qualche modo esclusivi), e però altrettanto ovviamente lei non si vedeva, facendo crescere l’attesa, e io continuavo a guardare i tecnici quando ho visto una figura molto alta con i capelli ricci e corti e ho pensato “ma sarà lei? no è impossibile quello è un uomo” e invece quando è entrata…sì, era lei, i capelli raccolti diero ecco perchè sembravano corti, e non sapevo fosse così alta, e poi guarda! ha i jeans! portava i jeans chiari un po’ larghi, di quelli da cazzeggio, di quelli che si portano tutti i giorni. Unico vezzo un foulard verde al collo che le scendeva davanti, elegante, un tocco-basta così. A me Tracy piace. Come voce come musica come testi e come donna, è bella. E’ partita con il nuovo singolo, quello che dice I used to sing for you. Cazzo se canta bene! lo hanno pensato tutti, e allo stesso tempo lo sapevano perfettamente tutti anche prima che iniziasse, ma ecco la conferma, davanti agli occhi e alle orecchie dei mille spettatori del Verdi, ecco lei, la sua voce . Lei. come nei dischi, uguale! si dice sempre così quando uno canta bene, anzi meglio, come sempre si aggiunge. E’ vero. Tracy era una garanzia, una leggenda, e non ha deluso le aspettative nemmeno da ammalata (si è scusata più volte, buttava giù litri di tè caldo, sudava, mi chiedo se avesse anche le placche alla gola e quanta roba abbia buttato giù pur di non mandare a monte la serata, ringraziava gentilmente un pubblico – me compreso- che la applaudiva qualsiasi cosa succedesse. Io come un imbuto mandavo giù chili delle sue facce- dei-suoi-sussurri-dei-suoi-acuti, nella luce meravigliosa del teatro, davanti al sole-scenografia che dietro di lei sorge come palla di luce arancione soffuso (A bright future), e immaginatevi solo lei sul palco 1) la sua voce 2) il suo sorriso, 3) il suo umile e dolce inchino dopo ogni applauso – deliziosa, vero è – come si è scritto – che poco Tracy ha dello star system di cui ufficialmente farebbe parte, se non fosse che lei è lì sul palco, intoccabile, e che dopo non puoi certo andarle a parlare, e che non puoi sperare di incontrarla per caso in giro per Firenze a bere il caffè, e che anche se fosse avrebbe probabilmente una troupe al seguito ha sottolineato la mia ragazza. Ha finito con una cover di Bob Marley, stand up for your rights dove il pubblico l’ha accompagnata urlando DONT GIVE UP TO FIGHT e in mezzo ci ha messo una cover di stand by me, una canzone che le è sempre piaciuta, ha detto. Tracy vale veramente la pena. Riascoltare i suoi dichi ora sarà ancora più bello. Mentre la guardavo avidamente (nel senso che cercavo di massimizzare la quantità di lei da portarmi a casa alla fine del concerto e da tenermi a mente) d’improvviso è emersa, la somiglianza totale -20 anni esatti dopo- con quella mitica foto dell’88 che fa da copertina al suo primo album, e non aggiungo altro se non che mi è piaciuto da pazzi.

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