2008 – Our Bright Future Tour – November 28, Milan, Teatro degli Arcimboldi.

VIDEOS

House Of The Rising Sun

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Give Me One Reason

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Talkin’Bout A Revolution

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PRESS REVIEW

  • Tracy Chapman: il futuro è brillanteBy Cesare Balbo, Il Sole 24 Ore, November 29, 2008

Il concerto che si è svolto ieri sera agli Arcimboldi, tra non pochi disagi di traffico nella copiosa innevata milanese, ha visto Tracy Chapman ispirata come non mai anche per la fresca vittoria di Obama. La folksinger di Cleveland nella precedente corsa alla Casa Bianca aveva con scarsi risultati sostenuto Kerry partecipando al «Vote For Change Tour 2004», kermesse musicale contro George W. Bush. alle elezioni americane. Come si sa il cambiamento è arrivato quattro anni dopo mentre la musica della Chapman resta immutato per intensità e ispirazione poetica. Quel che è cambiato è l’evidente ottimismo musicale sfoderato in un concerto in sintonia con la sua hit del 1988, che l’ha lanciata, «Talking ’bout a Revolution ». La sua musica più che mai ha il respiro di una speranza concreta, come evidenzia il suo ultimo album dai forti contenuti politici e sociali, «Our Bright Future » («Il nostro brillante futuro»), uscito a settembre. Agli Arcimboldi ha presentato brani tratti dalla sua ultima produzione e alcuni suoi classici Tracy Chapman offrendo al pubblico un concerto soul, blues, country, folk, pop. Il meglio di sé lo raggiunge nelle bellissime ballate che molti critici vedono ispirate dallo stile dylaniano. In realtà come del resto ha ammesso la stessa Chapman ciò che la unisce al menestrello Dylan è il tono autorale ma le sue fonti sono altre, quelle della black music che spazia da Marvin Gaye a Steve Wonder. Le sue radici, tra il Sudan e l’Etiopia, da buon antropologa a indirizzo artistico, disciplina in cui è laureata, sono espresse nelle sonorità etniche dall’ukulele al pianoforte usato molto percussivamente, fino alla chitarra acustica che generano una folk-fusion di jazz, blues e gospel. La sua voce è nella piena maturità, l’artista ha quarantaquattro anni, vibrante di melodia ed emozioni. Dal suo modo schivo e intimistico di stare sul palco si vede che non ha lo stile da «star system» nonostante i riconoscimenti ottenuti lo siano. Il successo mondiale lo ha conseguito già da vent’anni, con l’uscita del primissimo lavoro, l’omonimo «Tracy Chapman»: da lì in poi ha continuato, attraverso la produzione di otto album, la sua ricerca nel folk americano. In tempi di rockstar da stadi è bello ritrovare in giro una folksinger, da chitarra e voce. Capace di cantare la speranza. Di chi ha più bisogno. Di chi non ha voce.

PRESS PREVIEW

  • Tracy Chapman canta la nuova America – By Matteo Speroni, Corriere della Sera, 27 novembre 2008

Nell’ottobre 2004 Tracy Chapman partecipò al «Vote For Change Tour», kermesse musicale organizzata per sostenere John Kerry contro George W. Bush alle elezioni americane. Per Kerry (e per lei) andò male, si sa. Ma nel settembre di quest’anno la folksinger di Cleveland, Ohio, ci ha creduto ancora e, a proposito della corsa di Barack Obama per la Casa Bianca, ha dichiarato: «È lui la prova vivente che le cose possono cambiare e io sono convinta che sarà il prossimo presidente». L’ottimismo si è rivelato una previsione realistica. La sua rivoluzione, quella della canzone di successo mondiale del 1988, «Talking ’bout a Revolution », ora ha il respiro di una speranza concreta. D’altra parte, qualche mese fa, Tracy Chapman non ci credeva soltanto a parole ma anche in musica, al punto da comporre di nuovo un album dai forti contenuti politici e sociali, «Our Bright Future » («Il nostro brillante futuro»), uscito a settembre.
È vero che è un disco permeato d’ironia («Dovremmo chiederci quale futuro abbiamo riservato alle nuove generazioni dopo avere bruciato la parte più vitale della società e montagne di dollari in una guerra insensata» dice), ma è altrettanto vero che la cantautrice americana è convinta della forza immortale delle idee («Obama non aveva con sé le lobby finanziarie della Clinton. Non ce l’avrebbe fatta se migliaia di giovani non si fossero riuniti per sostenerlo con le loro piccole donazioni»).
Eccola, Tracy Chapman, a 44 anni (è del 1964), partecipe di quel vastissimo popolo che vive il 2008 come un anno che segnerà la Storia. Lei, che è stata agli esordi la voce dei ribelli e degli emarginati, è cresciuta a Cleveland in una famiglia povera, con radici etniche tra il Sudan e l’Etiopia. Poi, una laurea in antropologia a indirizzo artistico, la passione per la musica (l’ukulele da bambina, il pianoforte, la chitarra), il jazz, il blues, il gospel. «Mi hanno paragonato a Bob Dylan? Ma io sono cresciuta ascoltando Marvin Gaye, James Brown, Stevie Wonder…» ha tenuto a precisare. Così come è, come è sempre stata, con quella voce vibrante di melodia ed emozioni, Tracy Chapman sarà domani sera al Teatro degli Arcimboldi (la serata è aperta dal cantautore americano Joseph Arthur), per un concerto soul, blues, country, folk, pop. Perché l’artista statunitense è amata nel mondo non solo per le sue idee sul mondo, ma anche per il suo inimitabile talento e per le sue bellissime ballate.

Tracy Chapman. Arcimboldi, viale dell’Innovazione, venerdì 28 novembre, ore 21, euro 55-32, informazioni allo 0584.46.477

INFOS

Venue: Teatro degli Arcimboldi
Tickets:  TicketOne.it – 32 – 55€
Opening Act: Joseph Arthur

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