2008 – Il ritorno di Tracy Chapman: “Ora canto amore e guerra”

By Carlo Moretti, Kataweb Musica, September 18, 2008

MILANO – A 20 anni dallo straordinario debutto da 18 milioni di copie che la impose come la nuova cantautrice politica d’America, torna Tracy Chapman con Our bright future (uscirà il 7 novembre), l’album che segna il suo deciso ritorno ai temi sociali. Non che nel nuovo disco manchino, com’è nel suo stile, ballate d’amore acustiche e dolenti, ma stavolta con più decisione che in passato la musicista di Cleveland mette a fuoco i temi dell’agenda americana tra lampi di guerra, disastri naturali, economia in crisi, estremismo religioso e forti speranze verso un futuro luminoso che nell’album ha gli occhi di un bambino appena nato, ma che nella realtà per la Chapman ha il volto di Barack Obama: «È lui la prova vivente che le cose possono cambiare e io sono convinta che sarà il prossimo presidente» dice la cantautrice. «Certo, la componente etnica è cruciale nel confronto con McCain ma non c’è dubbio che il candidato repubblicano è troppo vecchio e malato per convincere gli elettori, soprattutto con un’eventuale sostituta così debole come la vicepresidente Pallin».

Il titolo dell’album si offre a una doppia lettura, c’è anche del sarcasmo?
«Sarebbe stato meglio con un punto interrogativo, perché è proprio la domanda che io vorrei porre ai nostri governanti: è questo il futuro che regalate alle generazioni future? Non è già troppo tempo che i giovani americani vengono sacrificati in Iraq e in Afghanistan? Le canzoni erano già tutte pronte prima di registrare: quanto è avvenuto nei tre anni scorsi mi ha travolto e ispirato, come nel caso dell’uragano Katrina che mi ha spinto a scrivere il brano The first person on earth».

Perché tanta attenzione alla religione se dice di non avere fede?
«Sono stata educata nella religione Battista, poi l’ho abbandonata. Il fatto è che, anche se i nostri padri fondatori volevano tenere distinti Stato e religione, essa gioca un grande ruolo nella politica attuale, troppo influente sul gruppo di potere di Bush grazie al peso della chiesa cristiano evangelica sul partito conservatore. Non c’è solo l’estremismo islamico, ma anche quello di chi è convinto di essere nel giusto e guarda gli altri come persone da convertire (ne parla in Save us all, ndr)».

C’è poi un curioso brano, I did it all, che potrebbe anche essere riferito a una delle nuove popstar, autodistruttive e vanesie. «La definirei il mio modo per affrontare il tema di My way di Frank Sinatra. E’ la storia di un personaggio che non esiste anche se mi è stata ispirata da alcuni miei conoscenti che credono di essere sofisticati solo perché bevono potenti cocktail dai nomi di luoghi esotici. Poi certo fa pensare anche a una popstar in cerca di visibilità, e sì, sarebbe perfetta se riferita a un personaggio come Britney Spears».

Verrà in concerto in Europa?
«Sì, a novembre. Sarò in tour da sola, chitarra e voce. Mi piace di poter avere la possibilità di pescare nel mio repertorio liberamente».
In Italia sarà il 28 novembre a Milano, il 29 a Roma e il primo dicembre a Firenze.

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